4 aprile 2001

dal Corriere della Sera

 

Eccellenze e organizzazione

IL SISTEMA DEI TRAPIANTI

di RICCARDO RENZI

 

Dalle inchieste che il Corriere ha dedicato nei giorni scorsi alla situazione dei trapianti d'organo a Milano e in Lombardia(31 marzo, 1 e 2 aprile) è emersa l'eccellenza tecnica degli uomini e delle strutture dedicate, ma anche un dato preoccupante: mentre in Italia crescono le donazioni, pur restando ancora insufficienti, in Lombardia, regione primatista nazionale, si è verificato nel 2000 un calo degli organi disponibili. Che cosa sta succedendo dunque? Subito qualcuno ha parlato di egoismo dilagante e di una Milano che non ha più il cuore (e il rene, e il fegato) in mano. Ma pare che non sia così: alcuni specialisti danno di questo fenomeno una spiegazione sorprendente. Sembra che in Lombardia, forse perché viene applicata più rigorosamente la legge sul casco obbligatorio per i motociclisti, muoiano, per fortuna, meno giovani in incidenti stradali, da sempre la principale fonte di organi da trapianto. Per tragico paradosso, meno vite stroncate sulle strade, più vite a rischio nella liste d'attesa della speranza, 2380 nella sola Lombardia.
Questa spiegazione, certamente non esaustiva, del caso lombardo ci suggerisce però altre considerazioni, più generali. Dalla constatazione che troppi pazienti che potrebbero essere salvati muoiano in attesa di trapianto, si tende sempre in modo rituale ad accusare gli italiani di scarsa generosità, di arretratezza culturale.
Già l'inchiesta del Corriere ha in verità messo in luce che l'Italia non è affatto tra gli ultimi in Europa e che quindi, se non altro, siamo poco generosi come gli altri europei. Ci conviene poi, prima di stigmatizzare il comportamento dei cittadini, andare a vedere come hanno risolto il problema, in pochi anni, i campioni mondiali di donazione, cioè gli spagnoli (33,9 per milione di abitanti contro una media europea di 16,5). Si scopre così che in Spagna è stato in primo luogo organizzato un unico e agile centro di gestione nazionale, con sede a Madrid. Da noi le organizzazioni territoriali sono tre, coordinate a loro volta da un Centro Nazionale Trapianti. Il dubbio che il sistema sia un po' troppo farraginoso è legittimo. La seconda importante novità adottata in Spagna è stata quella di nominare in ogni centro dotato di un reparto di rianimazione un responsabile (di solito un infermiere specializzato), che si occupasse soltanto della segnalazione dei possibili candidati e dell'organizzazione delle non semplici procedure. Da noi questo ruolo è coperto di solito da un medico anestesista in aggiunta al suo normale lavoro e in regime praticamente di volontariato. Il dubbio che il problema principale dei trapianti in Italia non sia la scarsa generosità, ma la scarsa organizzazione è non solo legittimo, ma confermato da molti esperti del settore.
Questo perché la donazione di organi non è come la raccolta degli abiti usati della parrocchia. La generosità spontanea ha i suoi limiti, quella degli organi deve essere stimolata, organizzata, gestita. Senza criminalizzare i cittadini che, lo ricordiamo, hanno il diritto di rifiutarsi, ma che in numero ben maggiore di quello attuale sono certamente disponibili, se ben guidati, a donare la vita.